mercoledì 28 novembre 2012

Il signor Pilates




In questi giorni sto entrando nel vivo della mia formazione nell’ambito del Pilates. Come vi ho già accennato il mio progetto è quello di completare le mie competenze nell’ambito del tango, che ho portato avanti secondo la filosofia che ho già spesso condiviso con voi (vedi tutti i miei “spuntini di filosofia” già pubblicati), con elementi di altre discipline (che pratico da tempo) che mi hanno aiutato a comprendere il corpo sia in termini biomeccanici che energetici e che ho usato come supporto al mio processo di apprendimento e formazione. Per questo ho scelto di iniziare un corso di formazione e tirocinio per l’insegnamento del Pilates a corpo libero.
Ma cos’è il Pilates? Come dice la mia insegnate, il Pilates è prima di tutto una persona… e ragazzi, che tipo tosto era il signor Pilates!!! Conoscere la sua vita e lo sviluppo del suo progetto mi ha toccato profondamente perché è la storia di una ricerca personale che è sfociata in una intuizione creativa a favore dello sviluppo dell’umanità e volta all’attenzione personale e al sostegno dei potenziali dei singoli individui… questo sì che significa realizzarsi e aver scoperto e portato a compimento la propria missione nel mondo!
Joseph Hubertus Pilates nasce in Germania nel 1880, e nel corso della sua vita si avvicina alle più svariate discipline tra cui body building, sci, sport subacquei, boxe, acrobatica, atletica e svariate discipline orientali, con il primario intento di migliorare se stesso, sentendo l’esigenza di allenare e potenziare la sua struttura fisica piuttosto gracile.
Nel 1912 lavora in Inghilterra come istruttore di autodifesa per Scottland Yard. La svolta nella sua vita è allo scoppio della prima guerra mondiale quando Pilates viene internato e si ritrova in uno stato di prigionia circondato principalmente da soldati reduci di guerra, molto spesso feriti e immobilizzati da tempo. Così, in questo contesto, non solo continua a praticare il suo personale allenamento per riconquistare lo spazio interiore e la sua forza vitale all’interno delle restrizioni di prigionia, ma elabora i rudimenti della sua tecnica costruendo i primi prototipi di macchinario applicando delle molle ai letti dei pazienti, per aiutare nella riabilitazione i suoi compagni di prigionia da lungo tempo allettati… Ecco come un evento difficile e doloroso può acquistare un senso profondo se ci lasciamo guidare dalla nostra essenza più autentica nella fiducia della saggezza della nostra anima e del nostro destino!  Alla fine della prima guerra mondiale Pilates continua a portare avanti il progetto di realizzazione di macchinari per allenarsi e diventa addestratore fisico del corpo di polizia. Tramite la conoscenza di Rudolph Van Laban (ideatore di una delle forme di trascrizione di balletti) e del suo passa parola, Pilates si ritrova coinvolto nell’allenamento di sempre più ballerini, e quando il governo tedesco alle soglie delle trasformazioni di regime che porteranno alla seconda guerra mondiale lo invita ad occuparsi dell’allenamento dell’esercito, Pilates sceglie la libertà e il suo progetto e lascia la sua patria per trasferirsi a New York e aprire il primo “Studio Pilates”. Il destino gli regala l’incontro con Clara durante il viaggio, un’infermiera che diventerà sua moglie. Pilates muore nel 1967 senza lasciare eredi ufficiali.
Concentrazione, Controllo, Respirazione, Rafforzamento del centro, Fluidità del Movimento e Precisione le chiavi del suo metodo, prima di tutto personale e personalizzato, cucito sulle esigenze del corpo del singolo individuo, mediante l’uso degli strumenti più svariati per aiutare la percezione e la sensazione. Per questo, per comprendere davvero il suo metodo, è necessario partire dai principi e contestualizzarli nella sua epoca, con una società che produceva persone con squilibri fisici caratteristici e storicizzabili e competenze mediche limitate rispetto alle prospettive contemporanee. Eppure la forza della sua idea è ancora attuale e vitale, capace di consolidarci e trasformarci con il respiro, riconnetterci e aumentare la nostra concentrazione ed il nostro equilibrio.
Controindicazioni? Tanto controllo e un movimento non sempre davvero globale e al pieno delle potenzialità articolari e respiratorie, e allora dobbiamo aprire anche altre porte, soprattutto per il tango dove l’aspetto della connessione ci costringe a aumentare il flusso dell’energia in apertura e in una globalità che addirittura comprende anche l’altro!... Ma se lo ha fatto il signor Pilates stesso, praticando e sperimentando tante discipline nella sua vita, spalancare altre prospettive è quasi un omaggio alla sua apertura mentale e intuizione universale! 

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