mercoledì 29 agosto 2012

A ognuno il suo maestro: parte prima


!!! Versión en Español disponible después del texto italiano !!!


Fin da subito, la prima cosa che mi è successa quando ho iniziato a studiare e a parlare di tango con appassionati, amici e colleghi intorno a me, è stato discutere su quale è il maestro migliore del momento, chi balla meglio o peggio, quale stile è il più vero, etc etc..

Poi sono arrivata alla conclusione che partecipare a una conversazione in questi termini, in realtà non ha senso. Io ho fatto delle scelte molto precise in verità, ma non in questa ottica di contrapposizione e giudizio, o difesa ed esaltazione. Non ha senso parlare di bianco e nero, e nemmeno di altri colori, quando non sono altro che la manifestazione diffrattiva prodotta da un prisma, ha molto più senso parlare del raggio di luce  prima che si diffragga!
Il tango è una danza di coppia, di relazione e di improvvisazione. Ognuno di questi attributi eleva esponenzialmente il numero di variabili in gioco in una progressione spaventosa. Se un solo cervello umano è ancora un mistero, metterne due uno di fronte all’altro e farli interagire sulla base di qualche linea guida ma senza copione, diventa pura fantascienza!! Consideriamo poi che i due cervelli solitamente a confronto sono uno maschile e l’altro femminile, e allora ci possiamo proprio rassegnare a capirci qualcosa!! 

Paolo Conte ha dato del tango una definizione che trovo molto indovinata: "Come una lucertola é il riassunto di un coccodrillo, così il tango é il riassunto di una vita". Così come biologia e biochimica  ancora non hanno trovato spiegazioni sufficienti ai molti misteri e alle infinite variabili in gioco nei meccanismi della vita sulla terra, allo stesso modo il tango è difficilmente riducibile a newtoniane leggi fisiche di tecnica corporea, ma siamo piuttosto nel campo della complessità. La nostra ricerca di ballo (la nostra lucertola) è un po’ come una ricerca spirituale di vita (il coccodrillo), e in ogni tappa di questa ci ritroviamo a seguire e a ispirarci al nostro maestro spirituale del momento, quello adatto alle nostre individuali necessità di questa nostra specifica fase, e che finita la sua missione ci lascerà la mano di fronte a un nuovo gradino, a una nuova dimensione, a una nuova visione, e probabilmente a una nuova guida! A quanti non è capitato di essere allievi appassionati di una coppia o di uno stile o un sistema e poi, nel giro di un anno di studio o di lavoro, avere nuove esigenze, nuove idee, nuovi interessi e ritrovarci immersi in percorsi completamente diversi facendo quasi fatica a ricordare quello che tanto ci aveva infervorato, o addirittura chiedendoci cosa facevamo li, in quel posto, con quelle persone e in quel momento.
Alla luce di tutto ciò, ha ancora senso discutere sul maestro migliore, chi balla meglio o peggio, quale stile è il più vero, cosa è nuovo e cosa è vecchio, cosa è buono e cosa è sbagliato?
Ognuno, in questa ottica di contrapposizioni, manifesterà semplicemente dove si trova in quel momento, e così come in un percorso di crescite personale rispettiamo l’altro per quello che è, ugualmente ha senso farlo nella condivisione delle opinioni di tango.

Versión en Español

Cada uno a su propio maestro - I parte 

Desde el principio, lo primero que me sucedió cuando empecé a estudiar y hablar de tango con gente apasionada, amigos y colegas, personas de mi entorno, era discutir : quién es el mejor maestro del momento, quien  baila mejor o peor, cual  de los estilos es más verdadero, etc, etc...
Después  llegué a la conclusión de que participar en una conversación en estos términos, en realidad no tiene sentido. He tomado decisiones muy precisas al respecto, pero no dentro de  este contexto de confrontación y de juicio, o de defensa y exaltación. No tiene sentido hablar de los colores blanco y negro, y ni siquiera de otros,  cuando no son más que la manifestación de difracción producido por un prisma, yo pienso que  tiene más sentido hablar del rayo de luz que de  su difracción!
El tango es una danza  de pareja, relación e improvisación. Cada uno de estos atributos eleva exponencialmente el número de variables que intervienen en una enorme  progresión. Si un solo cerebro humano es todavía un misterio, poner dos  uno frente al otro y hacer que interactúan sobre la base de algunas pautas básicas, sin orientación previa,  se convertiría en pura ficción! Consideremos además que los dos cerebros que  suelen compararse son uno masculino y otro femenino, y entonces sólo podemos renunciar a entender algo!

 El cantautor Paolo Conte dio una definición de tango que me parece muy acorde: “Como un lagarto es un resumen de un cocodrilo, así el tango es un resumen de una vida”. Así como biología y bioquímica no han encontrado todavía una explicación suficiente a los muchos misterios y variables infinitas en juego  en los mecanismos de la vida en la tierra, de la misma manera es muy difícil reducir el tango dentro de las leyes newtonianas de técnica corporal física, sino que estamos mas bien en el campo de la complejidad .
 Nuestra búsqueda  en  la danza (nuestro lagarto) es un poco como una búsqueda espiritual en la vida (el cocodrilo), y en cada etapa de la vida nos quedamos  a seguir y a inspirarnos  a nuestro maestro espiritual del momento, el que se adapte a nuestras necesidades individuales de nuestra fase específica y que al terminar de su misión nos  dejará su mano en frente de un nuevo paso, de una nueva dimensión, una nueva visión, y probablemente una nueva guía! ¿A Cuántos estudiantes no le  ha pasado de ser fanáticos de una pareja o de  un estilo o de un sistema y, a continuación, en el plazo de un año de estudio o de trabajo, a tener nuevas necesidades, nuevas ideas, nuevos intereses? Inmersos en unos caminos completamente diferentes,  casi resulta  difícil de recordar lo que a la época  nos había entusiasmado , qué estábamos haciendo allí, en ese lugar, con esa gente, y en ese momento.
 A la luz de todo esto, ¿Tiene todavía sentido hablar de “mejor  maestro”, quien baila mejor o peor, cual es el mejor estilo, cosa es  lo nuevo y lo viejo, lo que es bueno y lo que es malo?
Todo el mundo, dentro de una óptica de contraste simplemente mostrará justo donde se encuentra en aquel momento, y  asi como en un proceso  de crecimiento personal nos respetamos los unos a los otros por lo que somos, igualmente hay que hacerlo en el  compartir las diferentes miradas sobre  el tango.

lunedì 27 agosto 2012

Vademecum: 2 - La scelta dell’abito


1 

Dove eravamo rimaste? A si, ci siamo rilassate, coccolate e siamo in fase di preparazione, quindi adesso apriamo l'armadio e scegliamo l'abito!!

E’ stato statisticamente comprovato che l’uso di abiti colorati influenza positivamente  nei concorsi di ballo il giudizio della giuria. E allora per quale motivo non sfruttare questa possibilità anche nel nostro caso, per quanto diverso?
In un festival che riunisce un minimo di 400 persone  sera, se non 1000, dobbiamo trovare un modo di essere riconoscibili e avere una individualità ben delineata. Per un ballerino può essere molto difficile rintracciarci in mezzo a tanta gente, per quanto guardandoci ballare possa essere rimasto colpito da noi, e nel tentativo di cercarci potrebbe incappare in centinaia di nostre colleghe. Considerando poi che molti uomini sono incapaci di riconoscerci anche solo perché abbiamo i capelli legati diversamente, direi che un abito colorato non troppo scuro è il minimo indispensabile!
Io personalmente a volte scelgo anche il colore a seconda di come mi sento. Ad esempio, un abito rosso ci ricarica e ci protegge dalle energie esterne, un abito bianco risponde al nostro bisogno di purezza, chiarezza e forza spirituale, un abito azzurro ci aiuta a comunicare e ad esprimerci, un abito rosa o pesca ci avvolge nella nuvola romantica dell’energia del cuore, così come anche il verde. Il nero, che sconsiglio, può pur sempre avere un senso qualora vogliamo proteggerci dalle energie esterne e stare tranquille (ma anche più facilmente isolate).
La cosa importante è che ci sentiamo comode nei nostri panni, non è un abito nuovo che non sappiamo come si comporta (tacco impigliato, spallina cadente etc etc..), e che metta armoniosamente in risalto la nostra femminilità con un tocco di seduzione (uno spacco, una schiena un po’ scoperta, una qualche trasparenza). Non c’è niente da fare, è testato, un abito ammiccante attira più uomini, ma manteniamo il giusto limite di eleganza e buon gusto ricordandoci che se siamo molto seduttive è meglio togliere qualcosa e se siamo timide o remissive dobbiamo osare di più!



mercoledì 22 agosto 2012

Dietro la tecnica: guida alla giungla delle proposte e scelta della propria linea



Oggi voglio aprire un' altra grande tematica, e così, in attesa di ulteriori punti al vademecum per ballerine presenti, beccatevi questo...

Quante volte siamo andati ad una lezione di tango, gruppale o privata che sia, e ci siamo trovate a dover fare i conti con una miriade di informazioni in conflitto con il lavoro fatto in una classe, magari appena conclusa, con un’altra coppia di insegnanti?  A me è successo continuamente, e nei miei tre mesi di soggiorno a Buenos Aires, ho avuto attimi in cui mi sono sentita alternativamente, pinocchio nel paese dei balocchi o una pecorella smarrita senza ovile a cui ritornare!
L’unico modo che mi ha aiutato a portare avanti una formazione costruttiva è stato cercare una risposta interna ad alcune “domande fondamentali”, e successivamente, le proposte che mi sono arrivate, le ho assorbite e filtrate a partire dalla mia prospettiva. Così facendo ho trovato affinità e un senso comune anche tra approcci agli antipodi ( più o meno…) e sono riuscita a fare miei (o almeno spero!!) anche i mondi che meno mi sembravano appartenere. Ho cercato di costruirmi una mia autenticità che mi permettesse di guidarmi e allo stesso tempo ho scelto di non chiudermi e continuare a mettermi in discussione: una mente aperta è una risorsa irrinunciabile!
Trovare la propria strada, è un fatto molto personale, così come non esistono risposte uniche, giuste o sbagliate alle “domande fondamentali”: cosa voglio sia oggetto del mio studio? cos’è la “tecnica”? Cos’è la tecnica nel tango? …. E per definirne la tecnica, cosa diavolo è questo tango?? O mio dio, che domande impegnative, sono sicura di voler entrare in questo territorio tante volte battuto e molto scivoloso??
Ebbene si, è inevitabile, ci dobbiamo passare tutti, rispondere è come redigere il manifesto di una corrente letteraria, o forse è solo dare spiegazioni alla nostra vicina di casa, che non  capisce che diavolo di musica ascoltiamo e a che diavolo di ora rientriamo la sera, con quella strana aria elegante e retrò, tutte sfatte, e quelle scarpe di ricambio nel sacchetto, nemmeno avessimo paura di bagnarci i piedi!

Io ho elaborato un mio mondo e un mio modo, più che costruirlo con il pensiero l’ho sentito e l’ho vissuto, e mi funziona. Così quello che voglio condividere con voi è la mia personale guida, e anche se non sono famosa, anche se tra quei pochi che mi conoscono a molti potrei non piacere particolarmente per come ballo o per quello che faccio, o per come sono, con questo mio approccio sono felice, non sono confusa, ho una mia identità e ho in mano un sistema che mi permette di  continuare ad evolvere senza essere chiusa e cristallizzata, e allo stesso tempo non sono nemmeno una indecisa cronica, pronta a dare ragione a tutti. Se vi interessa, proverò a d addentrarmi in questo territorio un po’ alla volta nei prossimi post, e.... “io speriamo che me la cavo”! 






lunedì 20 agosto 2012

Caldaro, stage Federico y Catherine agosto 2012



http://www.nocheintango.it



Pensando a Buenos Aires… ma che c’entra???


Prima sera sul lungo lago di Caldaro (piccola località vicino Bolzano), terzo anno consecutivo che di questi tempi mi trovo qui per una settimana di tango intensivo. Siamo un gruppo di “affliliati” di Federico Rodriguez Moreno e Catherine Berbessou, capitanati da Franz e Tullia, ci conosciamo tutti, tutti appassionati del loro insegnamento e della stessa idea e filosofia di tango, ci ritroviamo ogni anno, per salutarci e ballare insieme in occasione degli stage.
Il lungo lago di caldaro è un buco, caldo, poche case, anzi solo alberghi e ristornati, e poche luci, ma quanto è bello questo posto! I celi stellati qui ci sono, c’è persino la via lattea, e ci sono i prati, i frutteti e le vigne, e poi alte e maestose le montagne, immobili nei secoli, verdeggianti e che parlano con la voce del vento, dei grilli, degli uccellini del mattino.
Sopno arrivata in milonga e ho visto solo tanti amici, miei e non, ma amici. Il caldo asfissiante era una opportunità per prendere fuori il fresco della sera e guardare il cielo con in sottofondo un Canaro o un Di Sarli che suonano, una tanda persa era una occasione per salutare un amico e ridere con lui senza motivo e una tanda ballata era solo un ballo, senza pensieri, un momento dedicato a stare insieme.
Tornando a casa mi sono guardata e ho pensato a quanto ero diversa un anno dopo, stesso posto, stessa gente, stessa musica, ma era tutto nuovo dentro di me! E ho pensato a Buenos Aires, che con la sua aria densa della milonga, mi ha regalato la terra del sud america nelle gambe e nelle viscere, che con le serate passate seduta o triste perché era tutto storto, mi stava dicendo che in realtà il bello di andare in milonga non è ballare, ma è stare insieme, sentire la gente intorno a te, dimenticarsi di ballare per ricordarsi della musica, dimenticarsi della gente per ricordarsi della coppia, dimenticarsi della sedia per ricordarsi di essere, li , in quel momento, con quella gente, con quella musica e niente più. Certo, non sempre è facile e intorno a noi i gruppi o gli ambienti non ci mettono sempre a nostro agio, o siamo soli e non abbiamo i nostri amici, o le dinamiche sono forti e quasi ci tormentano. Ma questa sera gli amici c’erano e il gruppo era il mio ed è stato bello, diverso, e ho pensato a Buenos Aires..

mercoledì 15 agosto 2012

Vademecum: 1 - La preparazione della serata






Dopo qualche giorno di riflessione torno a parlare del “corso di sopravvivenza“ ad un tango festival, il primo punto del mio vademecum personale!

Se è vero che il buongiorno si vede dal mattino, una buona serata inizia dai preparativi. Se potete, ritagliatevi  almeno una oretta per la “ricostruzione” J !
Una bella doccia calda (che rilassa e ricarica allo stesso tempo e pulisce la nostra aura energetica), un massaggio con una crema profumata, un trucco particolare o un acconciatura più accurata. Fate tutto con calma, respirando, canticchiando, coccolandovi nel vostro nido prima di essere catapultate nel mezzo di centinaia di persone che scambieranno dati e informazioni non verbali con voi alla velocità della luce ad un livello inconscio. Anche se avete dormito poco, a me personalmente funziona di più un tempo più lungo di cura personale che dei preparativi super veloci dopo una pennichella un po’ più lunga, che in realtà vi costringe a svegliarvi di soprassalto dal sonno della notte a causa di una impietosa sveglia killer.

venerdì 10 agosto 2012

Vademecum per ballerine presenti




31 luglio, sera tardi, lungo viaggio e finalmente a casa. Dio che sollievo!!
Ultima fatica: siracusa international tango festival.
Come sempre una avventura piena di prove, stimoli ad alta intensità, sollecitazioni di ogni genere che consciamente o inconsciamente ci cambiano e affaticano emozionalmente pancia e cuore.
E così,  come sempre si tirano le somme e ci si ritrova a parlare dell’esperienza tra colleghe tanguere e di nuovo  la domanda: ma tu che giri spesso per festival, come te la cavi? Hai qualche consiglio? Come si cambia una brutta serata ? come non si diventa una natura morta nel panorama di sedie del festival? come si sopravvive a un tango festival? Come si fa a tornare a casa soddisfatte e non frustrate?
Rispondere a domande tanto impegnative non è facile, perché qualunque ballerina tu sia, qualunque esperienza o talento tu abbia, che sia un festival o una milonga normale, tutte ci siamo scontrate con una serata storta, o abbiamo ascoltato sedute una tanda meravigliosa che avremmo tanto voluto ballare, o siamo rimaste in attesa di un invito di qualcuno che non è poi mai arrivato, o  ci siamo tolte le scarpe a fine serata doloranti per il sedere piatto a forma di sedia e non per i piedi stanchi di tanto fremere in pista. Insomma, prima di tutto consolatevi, qualunque cosa vi sia successa è una esperienza conosciuta, nessuna è passata indenne prima o poi, e come si dice: “mal comune mezzo gaudio J”.
Inoltre un'altra cosa ci accomuna tutte: sia che viaggiamo completamente sole come cani sciolti (come faccio spesso io J ), sia che siamo con amiche (in branchi di leonesse J ), o nella migliore delle ipotesi con il nostro fidanzato tanghéro (magari anche a volte un po’ tànghero J), o con il nostro compagno di corso o addirittura (il sogno più incredibile) con un folto gruppo di aitanti ballerini, tutte ci ritroveremo a fare i conti da sole con l’anima della serata, perché in questo ballo tanto sociale,  che pulsa di una onda di energia propria in pista a seconda della gente, della musica, dell’ambiente, e persino della temperatura, alla fine ogni coppia vive la sua storia di 3 minuti avvolta in una nuvola propria e ciascuno cerca questa possibilità, questo incontro, in realtà tutto da solo. Come sempre di fronte alla relazione, prima di tutto ci troviamo a fare i conti con il nostro personale stato psichico ed emotivo, sempre e comunque, e le variabili esterne sono tanto numerose e complicate che è quasi impossibile anche solo immaginare cosa passa nella testa di ogni singolo individuo che sta in ogni istante costruendo la sua serata seguendo il proprio stato emozionale. Quindi non ci conviene spostarci fuori di noi, questi uomini non li possiamo davvero capire sempre e completamente, né dirigere o comandare, tanto meno è utile accusarli o criticarli (magari a volte può far bene all’umore, e in questa misura ce lo possimao permettere J ), ce li dobbiamo prendere così come sono e assumerci la responsabilità della nostra frustrazione, non in senso negativo, ma in senso creativo: possiamo cambiare e trasformare il nostro stato e la nostra serata interiormente (e di conseguenza anche esteriormente), come e quando vogliamo se ci manteniamo presenti e accettiamo lo stato delle cose, non abbiamo bisogno di combattere per trasformare!!
Bene, quante belle parole, ma concretamente? Proverò nei prossimi giorni, a pubblicare qualche consiglio concreto pensando alla mia personale esperienza di viaggiatrice solitaria per festival internazionali, nella speranza possano essere consigli utili più che come pedissequa guida specifica, come un mezzo per stimolare la vostra esperienza e trovare la vostra personale strada di presenza, gioia e soddisfazione nel tango festival J
Che bello, sono on line!