venerdì 10 agosto 2012

Vademecum per ballerine presenti




31 luglio, sera tardi, lungo viaggio e finalmente a casa. Dio che sollievo!!
Ultima fatica: siracusa international tango festival.
Come sempre una avventura piena di prove, stimoli ad alta intensità, sollecitazioni di ogni genere che consciamente o inconsciamente ci cambiano e affaticano emozionalmente pancia e cuore.
E così,  come sempre si tirano le somme e ci si ritrova a parlare dell’esperienza tra colleghe tanguere e di nuovo  la domanda: ma tu che giri spesso per festival, come te la cavi? Hai qualche consiglio? Come si cambia una brutta serata ? come non si diventa una natura morta nel panorama di sedie del festival? come si sopravvive a un tango festival? Come si fa a tornare a casa soddisfatte e non frustrate?
Rispondere a domande tanto impegnative non è facile, perché qualunque ballerina tu sia, qualunque esperienza o talento tu abbia, che sia un festival o una milonga normale, tutte ci siamo scontrate con una serata storta, o abbiamo ascoltato sedute una tanda meravigliosa che avremmo tanto voluto ballare, o siamo rimaste in attesa di un invito di qualcuno che non è poi mai arrivato, o  ci siamo tolte le scarpe a fine serata doloranti per il sedere piatto a forma di sedia e non per i piedi stanchi di tanto fremere in pista. Insomma, prima di tutto consolatevi, qualunque cosa vi sia successa è una esperienza conosciuta, nessuna è passata indenne prima o poi, e come si dice: “mal comune mezzo gaudio J”.
Inoltre un'altra cosa ci accomuna tutte: sia che viaggiamo completamente sole come cani sciolti (come faccio spesso io J ), sia che siamo con amiche (in branchi di leonesse J ), o nella migliore delle ipotesi con il nostro fidanzato tanghéro (magari anche a volte un po’ tànghero J), o con il nostro compagno di corso o addirittura (il sogno più incredibile) con un folto gruppo di aitanti ballerini, tutte ci ritroveremo a fare i conti da sole con l’anima della serata, perché in questo ballo tanto sociale,  che pulsa di una onda di energia propria in pista a seconda della gente, della musica, dell’ambiente, e persino della temperatura, alla fine ogni coppia vive la sua storia di 3 minuti avvolta in una nuvola propria e ciascuno cerca questa possibilità, questo incontro, in realtà tutto da solo. Come sempre di fronte alla relazione, prima di tutto ci troviamo a fare i conti con il nostro personale stato psichico ed emotivo, sempre e comunque, e le variabili esterne sono tanto numerose e complicate che è quasi impossibile anche solo immaginare cosa passa nella testa di ogni singolo individuo che sta in ogni istante costruendo la sua serata seguendo il proprio stato emozionale. Quindi non ci conviene spostarci fuori di noi, questi uomini non li possiamo davvero capire sempre e completamente, né dirigere o comandare, tanto meno è utile accusarli o criticarli (magari a volte può far bene all’umore, e in questa misura ce lo possimao permettere J ), ce li dobbiamo prendere così come sono e assumerci la responsabilità della nostra frustrazione, non in senso negativo, ma in senso creativo: possiamo cambiare e trasformare il nostro stato e la nostra serata interiormente (e di conseguenza anche esteriormente), come e quando vogliamo se ci manteniamo presenti e accettiamo lo stato delle cose, non abbiamo bisogno di combattere per trasformare!!
Bene, quante belle parole, ma concretamente? Proverò nei prossimi giorni, a pubblicare qualche consiglio concreto pensando alla mia personale esperienza di viaggiatrice solitaria per festival internazionali, nella speranza possano essere consigli utili più che come pedissequa guida specifica, come un mezzo per stimolare la vostra esperienza e trovare la vostra personale strada di presenza, gioia e soddisfazione nel tango festival J
Che bello, sono on line!


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