lunedì 8 ottobre 2012

Roma, milongueando da “turista”




Eccomi a Roma! Questa volta ho passato un’ intera settimana nella capitale! Missione da compiere: corso di formazione in Gyrokinesis, tappa numero uno di un lungo percorso che inizia dal pre-training. Non voglio parlarvi di questa avventura oggi, mi interessa, invece, raccontarvi la parte più divertente di questo serissima settimana di corso: le serate libere in giro per le milonghe della capitale!
Tutta bella tritata dal lavoro della giornata, alla sera finalmente la gioia di muovermi liberamente, anche a costo di pagare lo scotto di 3 sole ore di sonno… ma  se il corso è pagato Mastercard, la soddisfazione di una bella tanda “non ha prezzo”!
La cosa più divertente è stato riscoprire quanto è diverso girare come “turista” le milonghe settimanali di una città, rispetto al contesto di un festival… E’ assolutamente un'altra cosa!
Se in un festival l’unico vero nucleo o comunità che possiamo riconoscere è quello dell’organizzazione, mentre per il resto siamo tutti ugualmente “ospiti” anche se l’evento è nella nostra stessa città, in una milonga fissa ci ritroviamo in mezzo a gruppi di amici che si conoscono e si frequentano nella vita, o magari a lezione, e che tutte le settimane si ritrovano proprio in quella sala per ballare insieme. La gente ha il suo tavolo o il suo angolino preferito, nessuno si aspetta facce nuove o lingue straniere, ciascuno punta al suo ballerino/a preferito/a e un “nuovo invito”, cioè di una persona con cui non abbiamo mai ballato prima, è più una eccezione che la regola. Pensiamo a noi stessi, come ci comportiamo normalmente nelle milonghe della nostra città: sappiamo l’orario in cui arrivare, dove sederci, conosciamo magari il dj e la musica, sappiamo chi trovare e dove, siamo a casa insomma! In questo contesto, invece, un “turista” è allo stesso tempo in una posizione di vantaggio e svantaggio. Certo, non conosce il posto, non conosce i ballerini (in realtà in questa occasione io conoscevo molte persone e già anche alcuni posti, ovviamente non è stato sempre così) ma la sua faccia nuova la notano tutti e la curiosità rumoreggia intorno al “turista”. Quindi se ambientarsi può essere più difficile perché ci sentiamo sicuramente molto più esterni al contesto (il festival aiuta a inglobare le persone perché è una struttura sociale legata all’evento, che di per se stesso è speciale per tutti e quindi ci mette in una posizione più egualitaria), dall’altro, passato il primo impatto, se scegliamo di lasciarci avvicinare dalle persone (ed è molto facile, bastano due sguardi ben fatti, o una battuta al nostro vicino su qualcosa di banale) sarà un festa!
Nel caso particolare della capitale, le caratteristiche ricorrenti che ho notato, sono una grande quantità di persone che balla e quindi serate mediamente sempre piene, con un sacco di "chiacchiera nell'aria". Certo, c’è anche molto disordine in pista, con sorpassi azzardati, incursioni dal centro all’esterno improvvise, pressioni da dietro senza distanza di sicurezza… ma trovare una pista che funziona bene, non è affatto comune o scontato, nemmeno nella mecca del tango come Buenos Aires!
La gente a Roma è abituata ai visitatori e in particolare a ricevere argentini di passaggio, ce ne sono anche molti stabili che insegnano e spesso li riconosciamo seduti tutti vicini che fanno gruppo. Per questo è più facile incontrare persone avvezze ad invitare con lo sguardo, indagando la situazione con la coda dell’occhio prima che con le parole, o che parlano in spagnolo ma sono “made in Roma”, o con la camicia  a colletto alzato, i capelli lucidi e le scarpe bianche, molto “argentin-style”… insomma i romani sono portati in qualche modo all’”argentinità”, ed è fantastico quando alla fine di una tanda concentratissima, senza parole, con un tipo che mi aveva invitato da lontano con la decisione di un porteño navigato, che mi aveva fatto ballare piacevolmente con l’abbraccio avvolgente e la camminata morbida, mi guarda e fa : “aho, ma bbrava, ma de ndove sei?”, e allora ho capito tutto… unico indizio… la forma della pancia, quella del romano è più morbida, come la “brioscia” J J

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