In questi giorni sto entrando nel vivo della mia formazione
nell’ambito del Pilates. Come vi ho già accennato il mio progetto è quello di
completare le mie competenze nell’ambito del tango, che ho portato avanti secondo
la filosofia che ho già spesso condiviso con voi (vedi tutti i miei “spuntini
di filosofia” già pubblicati), con elementi di altre discipline (che pratico da
tempo) che mi hanno aiutato a comprendere il corpo sia in termini biomeccanici
che energetici e che ho usato come supporto al mio processo di apprendimento e
formazione. Per questo ho scelto di iniziare un corso di formazione e tirocinio
per l’insegnamento del Pilates a corpo libero.
Ma cos’è il Pilates? Come dice la mia insegnate, il Pilates
è prima di tutto una persona… e ragazzi, che tipo tosto era il signor Pilates!!!
Conoscere la sua vita e lo sviluppo del suo progetto mi ha toccato
profondamente perché è la storia di una ricerca personale che è sfociata in una
intuizione creativa a favore dello sviluppo dell’umanità e volta all’attenzione
personale e al sostegno dei potenziali dei singoli individui… questo sì che significa
realizzarsi e aver scoperto e portato a compimento la propria missione nel
mondo!
Joseph Hubertus Pilates nasce in Germania nel 1880, e nel
corso della sua vita si avvicina alle più svariate discipline tra cui body
building, sci, sport subacquei, boxe, acrobatica, atletica e svariate
discipline orientali, con il primario intento di migliorare se stesso, sentendo
l’esigenza di allenare e potenziare la sua struttura fisica piuttosto gracile.
Nel 1912 lavora in Inghilterra come istruttore di autodifesa
per Scottland Yard. La svolta nella sua vita è allo scoppio della prima guerra
mondiale quando Pilates viene internato e si ritrova in uno stato di prigionia
circondato principalmente da soldati reduci di guerra, molto spesso feriti e
immobilizzati da tempo. Così, in questo contesto, non solo continua a praticare
il suo personale allenamento per riconquistare lo spazio interiore e la sua
forza vitale all’interno delle restrizioni di prigionia, ma elabora i rudimenti
della sua tecnica costruendo i primi prototipi di macchinario applicando delle
molle ai letti dei pazienti, per aiutare nella riabilitazione i suoi compagni
di prigionia da lungo tempo allettati… Ecco come un evento difficile e doloroso
può acquistare un senso profondo se ci lasciamo guidare dalla nostra essenza
più autentica nella fiducia della saggezza della nostra anima e del nostro
destino! Alla fine della prima guerra
mondiale Pilates continua a portare avanti il progetto di realizzazione di
macchinari per allenarsi e diventa addestratore fisico del corpo di polizia.
Tramite la conoscenza di Rudolph Van Laban (ideatore di una delle forme di
trascrizione di balletti) e del suo passa parola, Pilates si ritrova coinvolto
nell’allenamento di sempre più ballerini, e quando il governo tedesco alle
soglie delle trasformazioni di regime che porteranno alla seconda guerra mondiale
lo invita ad occuparsi dell’allenamento dell’esercito, Pilates sceglie la libertà e il suo
progetto e lascia la sua patria per trasferirsi a New York e aprire il primo
“Studio Pilates”. Il destino gli regala l’incontro con Clara durante il
viaggio, un’infermiera che diventerà sua moglie. Pilates muore nel 1967 senza
lasciare eredi ufficiali.
Concentrazione, Controllo, Respirazione, Rafforzamento del
centro, Fluidità del Movimento e Precisione le chiavi del suo metodo, prima di
tutto personale e personalizzato, cucito sulle esigenze del corpo del singolo
individuo, mediante l’uso degli strumenti più svariati per aiutare la percezione
e la sensazione. Per questo, per comprendere davvero il suo metodo, è
necessario partire dai principi e contestualizzarli nella sua epoca, con una
società che produceva persone con squilibri fisici caratteristici e
storicizzabili e competenze mediche limitate rispetto alle prospettive
contemporanee. Eppure la forza della sua idea è ancora attuale e vitale, capace
di consolidarci e trasformarci con il respiro, riconnetterci e aumentare la
nostra concentrazione ed il nostro equilibrio.
Controindicazioni? Tanto controllo e un movimento non sempre
davvero globale e al pieno delle potenzialità articolari e respiratorie, e
allora dobbiamo aprire anche altre porte, soprattutto per il tango dove
l’aspetto della connessione ci costringe a aumentare il flusso dell’energia in
apertura e in una globalità che addirittura comprende anche l’altro!... Ma se
lo ha fatto il signor Pilates stesso, praticando e sperimentando tante discipline
nella sua vita, spalancare altre prospettive è quasi un omaggio alla sua
apertura mentale e intuizione universale!
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